Introdotto ticket sul licenziamento

Forse un particolare strumento per disincentivare i licenziamenti, quasi un corollario del Job Act, di fatto un costo (poco sensato) nei cambi appalto: infatti né la Legge di Stabilità (208 del 28 dicembre 2015), né il “Milleproroghe” (210 del 30 dicembre 2015), entrambi usciti agli sgoccioli dell’anno appena trascorso, contengono provvedimenti per scongiurare il pagamento del “Ticket licenziamento” in caso di cambio d’appalto, introdotto dalla legge Fornero (è infatti previsto dal comma 31 dell’articolo 2, della Legge n. 92/12, come Aspi), che però prevedeva un periodo di esenzione (2013-2015) in caso di passaggio diretto del personale. Dal 1° gennaio di quest’anno, dunque, anche nei casi di cambi d’appalto andrà pagato quello che ormai tutti chiamano il ticket di licenziamento, e che altro non è che la Naspi, versione aggiornata dell’Aspi prevista dalla legge Fornero a carico delle imprese che licenziano. A differenza della vecchia Aspi, calcolata sul 75% dell’ultima retribuzione fino a un massimo, nel 2014, di 1165,58 euro, la Naspi è rapportata alla retribuzione imponibile degli ultimi quattro anni utili, comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive, divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per 4,33. Insomma, una vera e propria scure sulle imprese del settore, in cui i cambi d’appalto sono frequentissimi.

Esiste tuttavia una via d’uscita a questo (ennesimo) balzello: il ricorso alla formula della “risoluzione consensuale”, visto che né la legge, né l’art. 4 del Contratto Collettivo impongono di necessità di qualificare le risoluzioni dei rapporti di lavoro come “licenziamenti”.  In tal senso potremmo vedere nella creatività uno strumento (legale) per arginare l’emorragia di costi ingiustificati legati alla gestione dell’appalto.

 

AGGIORNAMENTO: La tassa sul licenziamento prevista dall’articolo 2, comma 34, della legge n. 92/2012 (Fornero) in caso di cambio appalto, valutata da imprese e sindacati come un’ingiustizia nei confronti di imprese e lavoratori, non andrà in vigore ancora per il 2016 per un emendamento al “Milleproroghe” a firma Cinzia Fontana approvato in extremis, il 4 febbraio 2016, in Commissione Bilancio della Camera.